Il muro tra Mente e Spirito
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Viviamo in un’epoca ancora dominata dal metodo scientifico, uno strumento straordinario che ha permesso all’umanità di superare malattie, raggiungere le stelle e comprendere le leggi fondamentali dell’universo.
Questa ossessione per il misurabile, il visibile e il toccabile ha eretto un muro invisibile. Un muro che separa ciò che è ritenuto “reale” da ciò che viene etichettato, con tono di sufficienza, come “non scientifico” o, peggio ancora, “pseudoscienza”.
Al centro di questa battaglia culturale si pone un’organizzazione come il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze). Nata con l’intento lodevole di promuovere l’indagine critica e il pensiero razionale, questa associazione si focalizza sul smascherare fenomeni ritenuti non provati, come la parapsicologia, l’astrologia, la numerologia e altre, incasellandoli nel rigido schema delle “credenze infondate”.
Ma cosa succede quando questo rigore, questa necessità di misurare tutto, ci fa perdere di vista l’essenza stessa dell’esperienza umana?
Se l’unica verità è ciò che si può pesare o toccare, cosa ne è di quelle “materie” che definiscono la nostra esistenza interiore: l’amore, la gioia, la sofferenza, la fede, o quella profonda percezione di significato che chiamiamo spiritualità?
Questo articolo non vuole negare il valore della scienza, ma vuole sfidare la sua pretesa di essere l’unica bussola per la realtà.
Intendiamo esplorare le radici storiche di questa dicotomia tra “concreto” e “spirituale“, riscoprendo figure chiave come Platone e Pitagora, e domandandoci: in questo universo di certezze misurate, c’è ancora spazio per l’ineffabile? E la psicologia, che si occupa della mente e delle emozioni, come si inserisce in questo schema?
L’eresia del non misurabile: la prospettiva del CICAP sulle pseudoscienze
Per comprendere la resistenza verso le materie spirituali, dobbiamo prima analizzare la filosofia di fondo di organizzazioni come il CICAP.
Il loro approccio è saldamente ancorato al materialismo scientifico, la convinzione che solo la materia e l’energia, e le loro interazioni osservabili e replicabili, costituiscano la realtà.
Quando il CICAP analizza l’astrologia o la numerologia pitagorica, lo fa applicando un metro rigoroso:
1. Verificabilità: le affermazioni possono essere testate in modo oggettivo?
2. Replicabilità: gli esperimenti portano sempre allo stesso risultato, indipendentemente da chi li esegue?
3. Falsificabilità: esiste un modo per dimostrare che la teoria è sbagliata?
Poiché l’astrologia non può dimostrare in un laboratorio che l’influenza di Marte su un neonato sia un fenomeno misurabile, o che la numerologia possa predire eventi con certezza statistica superiore al caso, queste discipline vengono liquidate come “pseudo-scienze”. Il rischio di frode, di suggestione e di cattiva informazione è reale, ed è giusto che venga monitorato.
Tuttavia, il problema sorge quando il criterio del “misurabile” viene esteso oltre i confini della fisica e della chimica, invadendo il territorio dell’esperienza soggettiva e del significato.
L’intelligenza ineffabile della natura: la navigazione animale
Prima di affrontare i grandi concetti astratti, è fondamentale osservare come la realtà stessa, anche quella biologica, ci metta di fronte a fenomeni che, sebbene in parte studiati dalla scienza, restano avvolti in una capacità di orientamento che definiremmo quasi “extrasensoriale” o, almeno, non spiegabile con un semplice strumento meccanico.
Consideriamo la navigazione animale, un esempio lampante di intelligenza non convenzionale:
• Gli Uccelli Migratori: come fanno i piccoli passeriformi a sapere dove andare quando migrano per migliaia di chilometri? Non hanno un GPS. La scienza ha scoperto che usano una combinazione di fattori, inclusa la posizione del sole, delle stelle e, soprattutto, il campo magnetico terrestre. Ma il meccanismo esatto con cui il loro cervello “sente” e interpreta queste linee invisibili di forza, resta un miracolo di bio-ingegneria, una sorta di sesto senso.
• Le Tartarughe Marine e le Anguille: le tartarughe caretta-caretta e le anguille europee compiono viaggi epici attraversando oceani immensi. Le anguille, per esempio, migrano e muoiono tutte nel lontano Mar dei Sargassi. Come diavolo fanno a trovare quel punto esatto in mezzo all’oceano? Si è scoperto che le tartarughe usano il campo magnetico come una vera e propria mappa, sentendo non solo la direzione ma anche la “latitudine” grazie all’intensità del campo.
• I Salmoni e l’odore di casa: i salmoni nascono nei fiumi, scendono in mare e, anni dopo, tornano a risalire la corrente per deporre le uova, spesso nello stesso, identico ruscello in cui sono nati. Il loro segreto è un senso dell’olfatto così incredibilmente sviluppato da “ricordare” la firma chimica del loro torrente natio. Questa è pura chimica? Sì, ma la memoria e l’istinto che guidano questa impresa sono una forma di intelligenza biologica che sfugge alla semplice misurazione.
• Le Farfalle Monarca e i Piccioni Viaggiatori: le farfalle Monarca volano dal Canada al Messico (circa 5.000 km) in una migrazione che dura più generazioni: nessuna singola farfalla compie l’intero viaggio. L’istinto migratorio è ereditato. I piccioni viaggiatori, poi, riescono a tornare a casa anche se rilasciati in un territorio sconosciuto a centinaia di chilometri di distanza.
Questi non sono fenomeni spirituali o pseudoscienze, ma realtà biologiche. Sono la prova che esistono sensi, meccanismi di orientamento e forme di conoscenza ancestrale (l’istinto) che vanno oltre il toccabile e il visibile, usando energie sottili e invisibili come il magnetismo o molecole disciolte nell’acqua, con una precisione che supera la nostra tecnologia. Se la natura stessa utilizza queste “energie ineffabili” per guidare la vita, chi siamo noi per liquidare come irreale tutto ciò che sfugge ai nostri sensi più grossolani?
Amore, Gioia e la realtà che non si può misurare
È qui che il dogma della misurazione vacilla in modo spettacolare. Se ci atteniamo alla regola ferrea del misurabile:
Cosa è la Gioia? Cosa è l’Amore?
Un neuroscienziato potrebbe rispondere: “L’amore è un cocktail di ossitocina, dopamina e vasopressina. La gioia è un rilascio di serotonina e un’attività specifica nella corteccia prefrontale.”
Ma questa è una descrizione del correlato biologico dell’amore e della gioia, non l’esperienza in sé.
Descrivere l’amore come una serie di reazioni chimiche è come descrivere la Nona Sinfonia di Beethoven come una serie di vibrazioni dell’aria. È tecnicamente corretto, ma ontologicamente incompleto.
• L’Amore è un’esperienza che trascende la chimica. È un impegno, una scelta etica, un legame spirituale che dà significato alla vita. Non si può mettere in un becher e misurare la sua intensità, eppure chiunque l’abbia provato sa che è la forza più reale e potente che esista.
• La Gioia è lo stato interiore di fioritura. Può essere innescata da un evento esterno, ma la sua risonanza è puramente spirituale. Nessun sensore può quantificare la profondità dell’estasi o della pace interiore.
Se il CICAP e il pensiero scientifico rigido credono solo a ciò che si può “vedere, toccare e misurare”, allora sono costretti a negare o, peggio, a sminuire l’essenza stessa di queste emozioni. Ma in tal caso, di cosa sono fatti i legami familiari, le motivazioni che ci spingono a migliorare e l’empatia?
Sono le materie spirituali non credute, semplicemente perché è sempre stato più facile ignorare l’anima che studiarla.
Il ritorno all’Anima: Jung, Hillman e la scienza dello Spirito
Il dibattito sull’esistenza di una realtà interiore non misurabile trova la sua massima espressione proprio all’interno della psicologia, la scienza che, per definizione, tratta dell’anima (psyché).
Carl Gustav Jung: La Funzione Religiosa Naturale
Carl Gustav Jung, fondatore della Psicologia Analitica e allievo di Freud, ha elevato la spiritualità a componente fondamentale della psiche umana. Per Jung, la spiritualità non era un’opzione o una superstizione, ma una funzione psicologica naturale e necessaria.
• Il Bisogno di Significato: Jung sosteneva che l’essere umano ha un bisogno innato e ineludibile di dare un significato alla propria vita, un’esigenza che trascende la mera sopravvivenza biologica. La nevrosi e il malessere psicologico, secondo Jung, spesso derivano non da traumi sessuali infantili (come ipotizzato da Freud), ma da una perdita di connessione spirituale o da una crisi di significato.
• L’Archetipo e l’Inconscio Collettivo: Jung ha introdotto i concetti di Inconscio Collettivo e di Archetipi, strutture psichiche universali (come l’Ombra, l’Anima/Animus, il Sé) che si manifestano attraverso i miti, i sogni e, appunto, la spiritualità. Questi archetipi sono la prova di una dimensione psichica non personale, che collega l’individuo a tutta l’umanità e al cosmo. Tali concetti non sono misurabili con un metro, ma la loro realtà psichica è testimoniata dai simboli e dalle esperienze di ogni cultura.
James Hillman: La Psicologia Archetipica e l’Anima del Mondo
James Hillman, allievo di Jung e fondatore della Psicologia Archetipica, ha radicalizzato ulteriormente questo approccio, criticando la tendenza della psicologia moderna a “medicalizzare” l’anima.
• Rimettere l’Anima al Centro: Hillman ha coniato l’espressione “Il Codice dell’Anima”, sostenendo che ogni persona è portatrice di un destino, di una “ghianda” o daimon (il concetto platonico di spirito guida), che deve essere espresso. La spiritualità, in questa ottica, è l’atto di onorare e dare espressione a questo codice interiore.
• Contro il Materialismo Psicologico: Hillman critica fortemente l’ossessione per il dato oggettivo e il materialismo che ha invaso anche la psicologia. Per lui, fenomeni come l’astrologia e la numerologia, pur non essendo “scienze esatte”, sono importanti perché riflettono il bisogno dell’anima di dare forma e immagine alle sue esperienze. Questi sistemi non dicono tanto “cosa ti succederà”, quanto piuttosto “attraverso quale metafora l’anima sta vivendo la sua realtà”. Sono linguaggi che tentano di descrivere l’ineffabile.
Jung e Hillman, dunque, offrono una prospettiva scientifica e filosofica interna alla psicologia che non solo non nega la spiritualità, ma la considera l’elemento più vitale e degno di studio, dimostrando che la scienza può e deve abbracciare l’impossibile da misurare.
L’antico errore: le radici storiche della nostra dicotomia
La tendenza a separare il mondo in “materiale e degno di studio” e “spirituale e superstizioso” non è una novità moderna; è un residuo di una visione del mondo che ha radici molto antiche, ma che nel tempo si è irrigidita e semplificata in modo eccessivo.
Platone: il primo a parlare di spiritualità
Il primo grande pensatore occidentale a strutturare la dualità tra materia e spirito fu proprio Platone (IV secolo a.C.).
La sua famosa Teoria delle Idee postula l’esistenza di un mondo intelligibile (l’Iperuranio), eterno e perfetto, accessibile solo attraverso la ragione e l’anima, e un mondo sensibile, quello che percepiamo con i sensi, che è solo un’ombra e una copia imperfetta del primo.
Per Platone, la vera conoscenza (la Verità, il Bene, il Bello) risiedeva nell’anima e nelle Idee, ovvero nella sfera della spiritualità e della pura forma. Il mondo materiale, l’oggetto di studio delle “scienze empiriche”, era considerato secondario e illusorio.
La spiritualità, quindi, non nasce come pseudo-scienza, ma come la forma più elevata e pura di conoscenza.
Pitagora: un matematico, non uno stolto
E che dire di Pitagora (VI secolo a.C.)? La cui figura viene spesso associata, dal pensiero scettico contemporaneo, alle pratiche di numerologia che il CICAP etichetta come pseudoscienza.
Pitagora fu un gigante:
• È considerato il padre della matematica occidentale.
• A lui si deve il famoso teorema che porta il suo nome (a^2 + b^2 = c^2).
• Fu il primo a stabilire i principi fondamentali dell’armonia musicale scoprendo i rapporti numerici che governano le note.
La sua celebre affermazione era “Tutto è Numero“. Ma per i Pitagorici, il Numero non era solo una quantità. Era un principio cosmico e divino, la sostanza del reale.
La numerologia pitagorica non era un mero gioco di divinazione; era la convinzione filosofica e spirituale che l’universo fosse strutturato su principi armonici e proporzioni perfette che si potevano esprimere attraverso i numeri.
I numeri erano la chiave per comprendere la relazione tra il micro- e il macrocosmo, tra l’uomo e il divino.
Liquidare la numerologia come una mera superstizione significa ignorare il suo contesto filosofico e il fatto che essa sia nata nella mente di uno dei più grandi pensatori e matematici della storia.
La sua visione spirituale e numerica dell’universo fu un pilastro per secoli, influenzando non solo Platone, ma anche pensatori come Keplero.
L’urgenza di ri-bilanciare scienza e spiritualità
La storia ci mostra che la spiritualità e lo studio dell’ineffabile non sono un’invenzione moderna di ciarlatani, ma un’esigenza fondamentale e antica dell’intelletto umano.
La necessità di misurare, pur essendo fondamentale per il progresso tecnico, non deve trasformarsi in un assoluto che rende “non reale” tutto ciò che non rientra nelle sue formule.
L’esempio della navigazione animale ci ricorda che la realtà è piena di fenomeni che, per quanto studiati dalla scienza, superano la semplice logica del “vedere e toccare”, operando con meccanismi finissimi che ancora oggi ci stupiscono.
Se la natura manifesta capacità che vanno “al di là del comprensibile” nel senso meccanicistico del termine, perché dovremmo negare la stessa complessità e profondità alla nostra anima?
L’errore risiede nel confondere l’oggetto con il metro di misura. La scienza è un metro, eccellente per la materia, ma non è l’unico metro.
Finora siamo stati condizionati e convinti che le cose fossero esattamente come ci sono state insegnate.
Siamo stati educati in un paradigma che privilegia la materia e l’esterno, negando la profondità e l’efficacia dell’esperienza interiore.
Ma finalmente il mondo si sta risvegliando e sta aprendo gli occhi. C’è una crescente consapevolezza che il modello imposto non è l’unica verità.
La sfida al sistema dominante
Questo risveglio è alimentato da “illuminati” che sfidano il paradigma materialista, come ad esempio la Nuova Medicina Germanica (NMG).
Sebbene sia una disciplina molto controversa e non riconosciuta dalla medicina ufficiale, essa basa la sua teoria sulla correlazione tra shock emozionali (conflitti biologici), cervello e organi, proponendo una visione radicale della malattia come programma biologico sensato.
Al di là del dibattito sulla sua validità, l’NMG e movimenti simili rappresentano la reazione all’ortodossia scientifica, raccontando una “verità delle cose” che rimette al centro la psiche e la sua capacità di influenzare il corpo.
Spiritualità e potere: una scomoda verità
È cruciale, sollevare un interrogativo scomodo: e se la soppressione di queste materie spirituali non fosse solo un errore epistemologico, ma una strategia di potere?
• L’Uomo autonomo è difficile da manovrare: la spiritualità, il senso interiore e la ricerca di significato, come insegnano Jung e Hillman, portano l’individuo a scoprire il proprio Sé e il proprio destino (daimon). Un individuo che si conosce, che è radicato nel proprio senso di realtà interiore e che non dipende da istituzioni esterne per definire il proprio valore (economico, sociale o politico) è un individuo autonomo e difficile da manovrare.
• Il consumo vs. il significato: il sistema di potere contemporaneo, spesso basato sul consumismo e sul mantenimento di uno status quo economico, prospera sull’insoddisfazione e sulla ricerca esterna di felicità. L’insegnamento di materie che promuovono l’autosufficienza spirituale, come la meditazione, la comprensione simbolica o la conoscenza dei cicli naturali, sarebbe controproducente per chi detiene il potere, perché ridurrebbe il bisogno di cercare riempimenti materiali o risposte dogmatiche.
• L’istruzione e il controllo del paradigma: Se le scuole insegnassero che la realtà è complessa, che l’uomo è un essere spirituale con poteri di intuizione non misurabili, che la storia del pensiero include Pitagora e Platone con le loro visioni cosmiche, si darebbe agli studenti uno strumento critico di inestimabile valore: la capacità di pensare in modo simbolico e di riconoscere la propria sovranità interiore. È molto più semplice e funzionale formare specialisti tecnici, le cui competenze sono strettamente misurabili e utili al mercato, piuttosto che formare individui spiritualmente evoluti che possano mettere in discussione il sistema stesso.
Il vero progresso, quello che tiene conto della totalità dell’essere umano, deve mirare a un equilibrio.
Dobbiamo usare il metodo critico del CICAP per smascherare le frodi, ma dobbiamo anche sviluppare nuovi metodi, una nuova sensibilità, per indagare i misteri della nostra psiche e del nostro spirito: la fonte della gioia, dell’amore e del significato.
Non demonizziamo la scienza, ma non lasciamo che imprigioni il nostro spirito.
È tempo di riconoscere che la spiritualità è una dimensione fondamentale e, anche se ineffabile, la più reale di tutte.
Qual è la tua esperienza? Credi solo a ciò che puoi misurare? Pensi che questi argomenti siano davvero scomodi per il potere?
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Piergiorgio Carlini