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Cercare lavoro è marketing: tu sei il tuo brand

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Il tuo brand è ciò che dicono di te quando esci dalla stanza.
Jeff Bezos

 

Nel mercato dei prodotti e dei servizi esistono due poli fondamentali: da un lato ci sono i bisogni dei consumatori, dall’altro le aziende che offrono soluzioni a quei bisogni. Questo schema è noto, studiato, applicato da decenni. Chi opera in quel mondo fa di tutto per distinguersi, per emergere, per farsi riconoscere. E soprattutto: per essere scelto.

Ora, la domanda è: perché nel mercato del lavoro questo meccanismo viene completamente ignorato da chi cerca occupazione?

 

1. I due mercati a confronto: bisogni e offerte

Nel mercato dei prodotti:

  • Ci sono clienti con esigenze specifiche.
  • Ci sono aziende che offrono soluzioni.
  • Le aziende segmentano il mercato, analizzano i concorrenti, studiano i bisogni e si posizionano in modo da differenziarsi.

Nel mercato del lavoro:

  • Ci sono aziende con bisogni operativi, gestionali, organizzativi.
  • Ci sono candidati che si propongono per soddisfarli.

Ma la maggior parte dei candidati non analizza il mercato, non si posiziona, non si differenzia.

E qui nasce il problema.

 

2. Segmentazione, posizionamento, branding: se funziona per un prodotto, perché non dovrebbe funzionare per te?

Quando un’azienda vuole vendere un nuovo prodotto, cosa fa?

  1. Analizza i bisogni del pubblico.
  2. Segmenta il mercato: definisce a chi si rivolge.
  3. Studia la concorrenza: per evitare di dire le stesse cose.
  4. Trova un posizionamento distintivo.
  5. Costruisce un brand forte: che comunichi valore.

Ecco, ora applichiamo la stessa logica al mondo del lavoro. Il candidato è il “prodotto”. Il suo curriculum, il suo profilo LinkedIn, la sua presenza digitale, sono i “canali promozionali”. Le aziende sono i clienti. Ma quante persone che cercano lavoro fanno davvero questo lavoro strategico su se stesse?

Risposta: pochissime.

 

3. La massa indistinta: tutti sanno fare qualcosa, ma nessuno si distingue

Oggi assistiamo a una gigantesca “massa indistinta” di candidati. Centinaia, migliaia di persone che si propongono per le stesse posizioni. Tutti con competenze simili, tutti con esperienze simili, tutti con lo stesso linguaggio trito e ritrito nei CV:

“Serio, affidabile, dinamico, capace di lavorare in team”.

Frasi che non significano nulla. Nessuna identità. Nessun valore percepito. Nessuna differenziazione.

Nel mercato classico, un prodotto così verrebbe scartato in pochi secondi. Ma nel mercato del lavoro, questo succede ogni giorno.

 

4. La grande illusione: “se ho studiato, ho diritto al lavoro”

Un’altra convinzione radicata è questa: “Se ho studiato, o se so fare un lavoro, allora qualcuno mi deve assumere”.

Ma non funziona così. Le aziende non comprano ciò che sai fare, ma ciò che sai fare meglio degli altri, ciò che sei in grado di comunicare, ciò che risolve davvero un problema per loro.

Avere una competenza non è abbastanza. Devi:

  • Saperla comunicare bene.
  • Saperla contestualizzare.
  • Saper dimostrare che puoi fare la differenza.

E soprattutto, devi sapere a chi rivolgerti. Non tutte le aziende hanno bisogno di te. E va bene così.

 

5. Lavorare su sé stessi: il branding personale non è un optional

Tutti i prodotti di successo hanno un brand. Anche i candidati devono averlo. E non basta un logo o una bella foto. Il brand è l’insieme di:

  • Come ti racconti
  • Come ti presenti
  • Come ti differenzi
  • Che valori trasmetti

La percezione è tutto: se non lavori sul tuo brand, verrà costruito comunque… ma dagli altri. Spesso in modo errato.

 

6. Le competenze trasversali: l’elemento che fa la differenza

Nel mercato saturo delle competenze tecniche, ciò che fa la differenza sono le soft skills. Comunicazione, ascolto, gestione del tempo, capacità di risolvere problemi, pensiero critico, acutezza, precisione, e, naturalmente, i tuoi valori. Sono loro che danno importanza alle competenze trasversali. Sono le tue qualità, quelle che ti danno valore. Riguardano l’essere e non il fare.

Le aziende oggi cercano persone che non solo “sappiano fare”, ma sappiano lavorare. In gruppo, sotto stress, con etica. E queste cose non si insegnano in un corso di formazione. Si sviluppano con consapevolezza.

 

7. La piramide dei livelli logici: se non lavori sulla parte alta, resti bloccato in basso

 

Piramide dei Livelli Logici o Neurologici, o di Pensiero, Robert Dilts

 

Secondo Robert Dilts, nella sua celebre “Piramide dei Livelli Logici“, ogni cambiamento efficace parte dai livelli alti:

Spiritualità (lo scopo, il “perché” faccio ciò che faccio)
Identità (chi sono, cosa rappresento)
Valori e convinzioni (in cosa credo, cosa è importante per me)
Capacità (cosa so fare)
Comportamenti (come agisco)
Ambiente (dove e con chi)

La maggior parte dei candidati lavora solo su ambiente e comportamenti: cambiano curriculum, cambiano canale, mandano più candidature. Ma senza cambiare chi sono, perché lo fanno, e cosa vogliono davvero.

Ecco perché restano fermi.

 

8. Il mercato dell’Oceano Blu: crea uno spazio dove gli altri non stanno cercando

Nel marketing esiste il concetto di Blue Ocean Strategy: invece di combattere nella “guerra dei prezzi” (mercati saturi e ipercompetitivi), si crea uno spazio nuovo, con meno concorrenza.

Nel mercato del lavoro, questa strategia si traduce così:

  • Trova una nicchia in cui puoi essere unico
  • Costruisci un profilo coerente e verticale
  • Comunica un messaggio chiaro
  • Lavora sulla tua storia, non solo sul tuo CV

Nel mare rosso c’è concorrenza feroce. Nell’oceano blu, c’è spazio per chi ha visione.

 

9. Conclusione: il lavoro si cerca con strategia, non con speranza

Se c’è una cosa che ho imparato in anni di esperienza con chi cerca lavoro è questa: la maggior parte delle persone non ha un piano. Sperano. Tentano. Provano. Mandano CV. Ma non si posizionano. Non si raccontano. Non analizzano. Non pianificano.

Così come nessuna azienda sopravvive senza una strategia, anche chi cerca lavoro deve dotarsi di:

  • Una visione
  • Uno scopo
  • Un posizionamento
  • Una narrazione
  • Un’identità

Perché il lavoro non si trova. Si costruisce.

Chi cerca lavoro oggi non deve chiedersi solo “che cosa voglio fare?”, ma “chi voglio essere?”. Il mercato non premia chi si adatta, ma chi emerge. Chi sa trasformare la propria identità in valore riconoscibile.

Perché nel caos della competizione, chi ha una visione vince. E chi ha uno scopo, lascia il segno.

 

Le persone non comprano quello che fai, comprano il motivo per cui lo fai.
Simon Sinek

 

E si costruisce esattamente come un brand: con pazienza, con chiarezza e con intenzione.

 

Piergiorgio Carlini, esperto in orientamento professionale, crescita personale e strategie identitarie nel mercato del lavoro

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