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Autostima: imparare a riconoscere il proprio valore

Autostima: imparare a riconoscere e difendere il proprio valore

Perché il tuo valore non dipende dagli errori, dai successi o dal giudizio altrui.

Sempre più persone sembrano essere afflitte da problemi di autostima.

C’è chi ne ha troppa, sconfinando nell’arroganza e in un falso senso di superiorità, e chi invece ne ha troppo poca, vivendo nella paura di non essere mai abbastanza. La verità è che la nostra società è costruita sul disequilibrio: mentale, fisico, spirituale.

Viviamo immersi in una continua pressione che ci spinge a confrontarci, a misurarci con standard esterni, a paragonarci agli altri. È per questo che anche il valore che diamo a noi stessi finisce spesso in balia degli alti e bassi della vita.
Eppure l’autostima dovrebbe essere un valore solido, una base sicura sulla quale poter sempre contare.

Non dovrebbe dipendere da un giudizio esterno o da un successo momentaneo. È un valore intimo, che ci appartiene nel profondo, qualcosa che custodisce la nostra intera storia: i fallimenti, i successi, gli sbagli, le intuizioni, le paure, le potenzialità, i limiti.

È qualcosa di estremamente personale, eppure molti di noi hanno perso il contatto naturale con questa immagine interiore.

La lezione della banconota

C’è una storia che circola da anni su internet che spiega perfettamente questo concetto. Un insegnante entra in aula, prende una banconota da 100 euro e la mostra ai suoi studenti.

«Chi di voi vuole questa banconota?» chiede.
Tutte le mani si alzano in fretta.
Il professore accartoccia la banconota, la stropiccia, la calpesta più volte. Poi, sorridendo, domanda:
«Chi la vuole ancora?»
Le mani si rialzano, decise come prima.
A quel punto spiega:
«Avete visto? Anche se l’ho maltrattata, questa banconota mantiene intatto il suo valore. Lo stesso vale per voi. Se la vita vi mette alla prova, vi fa cadere, vi umilia, il vostro valore non cambia. Non dimenticatelo mai.»

Questa metafora, tanto semplice quanto potente, ci ricorda che il nostro valore non dovrebbe dipendere da ciò che ci accade. Gli episodi, le difficoltà e persino gli errori non possono modificare ciò che siamo davvero.

 

L’illusione di cercare l’autostima fuori di noi

Molti pensano che l’autostima si costruisca attraverso i riconoscimenti esterni: un lavoro prestigioso, una bella casa, la stima degli altri. In realtà non è così.

La vera autostima non nasce dal conquistare qualcosa nel mondo, ma dal riconoscere dentro di noi chi siamo veramente.
Non a caso, tante persone apparentemente di successo – ricche, famose, acclamate – vivono in realtà con un’autostima fragile o addirittura inesistente.

Questo accade perché l’approvazione degli altri è effimera, instabile, e non può sostituire l’accettazione profonda di sé.

Quando manca questa base interiore, la bassa autostima può portare a conseguenze molto diverse: c’è chi diventa aggressivo, chi cade nella depressione, chi si rifugia nelle dipendenze, chi si arrende a una vita che non sente sua. Le forme esteriori cambiano, ma la radice è sempre la stessa: un vuoto di valore personale.

 

Io ideale e io reale

Gli psicologi hanno identificato una dinamica fondamentale: il conflitto tra “io ideale” e “io reale”.

• Io ideale → l’immagine di ciò che vorremmo essere.
• Io reale → l’immagine di ciò che siamo in questo momento.

Più questo divario è ampio, più forte sarà il disagio. Facciamo un esempio: desidero parlare in pubblico perché so che sarebbe utile per la mia crescita, ma rimango paralizzato dalla paura del giudizio. Il mio io ideale mi spinge a farlo, il mio io reale resta bloccato.

Questo scarto interiore diventa fonte di vergogna, frustrazione e senso di fallimento.

Il problema nasce quando confondiamo le azioni con il nostro valore. Una singola azione, un errore, non ci definisce. Noi non siamo il nostro sbaglio. Possiamo imparare, correggere, crescere, ma il nostro valore resta intatto, proprio come la banconota calpestata.

 

La trappola dell’autogiudizio

Uno degli errori più comuni è confondere la responsabilità con l’autocolpevolizzazione.

Prendiamo il caso di chi perde il lavoro: c’è chi si dà tutta la colpa (“sono incapace”), chi la attribuisce solo agli altri (“colpa del datore di lavoro”), o al sistema (“colpa della politica”).

La verità è quasi sempre nel mezzo: c’è una parte di responsabilità personale, una parte esterna e una parte legata a fattori più grandi.

L’equilibrio sta nel riconoscere i propri errori senza trasformarli in condanna definitiva. Non è sano addossarsi tutto il peso, così come non lo è deresponsabilizzarsi del tutto.

L’autostima e il confronto con gli altri

Un altro inganno frequente è quello di basare la propria autostima sul paragone.

Ammirare gli altri è giusto, persino utile se ci spinge a migliorarci. Ma stimare una persona coraggiosa non ci rende automaticamente coraggiosi. Apprezzare un amico brillante non fa di noi una mente analitica.

Il confronto diventa tossico quando lo usiamo per svalutarci: “Non sono come lui, quindi valgo meno”.

Ognuno ha il proprio percorso, le proprie doti e i propri limiti. L’autostima autentica nasce dal conoscere davvero se stessi, non dal rincorrere ideali che non ci appartengono.

 

Conoscere se stessi: la vera base dell’autostima

Per costruire un’autostima solida serve un onesto dialogo interiore. Significa chiedersi:

• Quali sono le mie vere paure?
• Quali i miei punti di forza?
• Quali le mie mancanze più grandi?

Essere sinceri con se stessi è difficile, perché spesso preferiamo indossare maschere per piacere agli altri. Ma senza questa sincerità non potremo mai costruire un rapporto sano né con noi stessi né con il mondo.
Solo accettando ciò che siamo – con limiti e potenzialità – possiamo creare un valore che non crolla al primo soffio di vento.

 

Strategie pratiche per rafforzare l’autostima

Per rendere tutto questo più concreto, ecco alcune pratiche utili:

1. Scrivi i tuoi successi – Annota ogni piccolo traguardo raggiunto. Rileggerli nei momenti difficili aiuta a ricordare quanto vali.
2. Ridimensiona gli errori – Non trasformare un episodio in un’etichetta (“ho sbagliato” ≠ “sono sbagliato”).
3. Coltiva la gratitudine – Ringrazia per ciò che hai e per ciò che sei. La gratitudine riduce la percezione di mancanza.
4. Cura il linguaggio interiore – Evita di parlarti con frasi dure (“non valgo niente”). Usa parole che sostengano.
5. Fissa obiettivi realistici – Obiettivi troppo lontani aumentano il divario con l’io reale. Procedi per passi.
6. Circondati di persone che ti stimano – Le relazioni tossiche logorano, quelle sane nutrono l’autostima.
7. Allenati ad accettare i complimenti – Spesso li rifiutiamo per modestia, ma accoglierli è un modo per riconoscere il nostro valore.

L’autostima non è un premio da conquistare, ma un riconoscimento da coltivare giorno dopo giorno. Non si tratta di diventare perfetti o di eliminare ogni fragilità. Si tratta di imparare a tenere saldo il valore di ciò che siamo, indipendentemente dagli urti della vita.

Proprio come la banconota, possiamo cadere, sbagliare, essere calpestati. Ma il nostro valore rimane. Ed è su quel valore che possiamo costruire la forza di rialzarci ogni volta.

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